Rapporto Orso 2009
Anno di pubblicazione | 2009 |
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Pubblicato da | Provincia Autonoma di Trento Servizio Foreste e Fauna/ Ufficio Faunistico Internet: http://www.orso.provincia.tn.it |
Lingua | it |
Acquisto | http://www.orso.provincia.tn.it/rapporto_orso |
Pagina(e) | 68 |
Documentazioni | Altri |
L’orso bruno non è mai scomparso dal Trentino, unica zona delle Alpi a poter vantare la continuità della sua presenza. Il regime di protezione, istituito a partire
dal 1939, non ha però scongiurato il rischio della sua estinzione. La persecuzione diretta da parte dell’uomo e, in misura minore, le modificazioni ambientali intervenute negli ultimi due secoli hanno ridotto l’originaria popolazione
sulla soglia dell’estinzione; alla fine degli anni ’90 del secolo scorso erano probabilmente presenti non più di tre-quattro esemplari, confinati nel Brenta nord-orientale. Ma proprio quando tutto sembrava perduto è iniziata la ripresa, la cui storia nasce con l’impulso fornito dal PNAB che, assieme alla PAT e all’ ISPRA (ex INFS), ha dato avvio al progetto Life Ursus, cofinanziato dall’Unione Europea,
il quale tra il 1999 ed il 2002 ha consentito il rilascio di 10 orsi (3 maschi e 7
femmine) dai quali si è originata la popolazione alla quale si riferisce il presente rapporto. I rilasci sono stati preceduti da un dettagliato Studio di fattibilità, curato dall’ISPRA, il quale ha accertato l’idoneità ambientale di un territorio sufficientemente ampio ad ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-
60 orsi), che costituisce l’obiettivo finale del progetto. Tale areale va ben oltre i confini della provincia di Trento, interessando le Regioni e gli Stati vicini.
Conclusa la fase dei rilasci, dal 2002 ha preso avvio quella, forse ancora più impegnativa, della conservazione e della gestione ordinaria della popolazione di orsi. A questo scopo la Giunta provinciale ha dettato gli indirizzi operativi su cui fondare tali attività di gestione con proprie deliberazioni n. 1428 e n. 1988 di data 26 giugno 2002 e 9 agosto 2002. In particolare sono stati individuati sei Programmi d’azione (Monitoraggio, Gestione dei danni, Gestione delle emergenze,
Formazione del personale, Comunicazione, Raccordo sovraprovinciale), i quali costituiscono lo schema principale cui si attiene anche il presente Rapporto.
dal 1939, non ha però scongiurato il rischio della sua estinzione. La persecuzione diretta da parte dell’uomo e, in misura minore, le modificazioni ambientali intervenute negli ultimi due secoli hanno ridotto l’originaria popolazione
sulla soglia dell’estinzione; alla fine degli anni ’90 del secolo scorso erano probabilmente presenti non più di tre-quattro esemplari, confinati nel Brenta nord-orientale. Ma proprio quando tutto sembrava perduto è iniziata la ripresa, la cui storia nasce con l’impulso fornito dal PNAB che, assieme alla PAT e all’ ISPRA (ex INFS), ha dato avvio al progetto Life Ursus, cofinanziato dall’Unione Europea,
il quale tra il 1999 ed il 2002 ha consentito il rilascio di 10 orsi (3 maschi e 7
femmine) dai quali si è originata la popolazione alla quale si riferisce il presente rapporto. I rilasci sono stati preceduti da un dettagliato Studio di fattibilità, curato dall’ISPRA, il quale ha accertato l’idoneità ambientale di un territorio sufficientemente ampio ad ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-
60 orsi), che costituisce l’obiettivo finale del progetto. Tale areale va ben oltre i confini della provincia di Trento, interessando le Regioni e gli Stati vicini.
Conclusa la fase dei rilasci, dal 2002 ha preso avvio quella, forse ancora più impegnativa, della conservazione e della gestione ordinaria della popolazione di orsi. A questo scopo la Giunta provinciale ha dettato gli indirizzi operativi su cui fondare tali attività di gestione con proprie deliberazioni n. 1428 e n. 1988 di data 26 giugno 2002 e 9 agosto 2002. In particolare sono stati individuati sei Programmi d’azione (Monitoraggio, Gestione dei danni, Gestione delle emergenze,
Formazione del personale, Comunicazione, Raccordo sovraprovinciale), i quali costituiscono lo schema principale cui si attiene anche il presente Rapporto.