«Chiediamo che ci sia trasparenza»Le Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina sono oggetto di critiche. In questa intervista, Vanda Bonardo, Presidente della CIPRA Italia, spiega come nel 2024 la CIPRA si sia battuta per una maggiore trasparenza e un maggiore dibattito.https://76f4797.online-server.cloud/Plone/it/rapporto-annuale-2024/wir-fordern-transparenzhttps://76f4797.online-server.cloud/Plone/@@site-logo/cipra_logo_de.svg
«Chiediamo che ci sia trasparenza»
28/04/2025
Le Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina sono oggetto di critiche. In questa intervista, Vanda Bonardo, Presidente della CIPRA Italia, spiega come nel 2024 la CIPRA si sia battuta per una maggiore trasparenza e un maggiore dibattito.
Vanda Bonardo, Presidente CIPRA Italia
Questi giochi avevano l'obiettivo di essere a costo zero, sostenibili e trasparenti. Come valuti la realizzazione di questi obiettivi finora?
Inizialmente erano previsti 343 milioni di euro di spesa, poi sono passati a 1 miliardo. Adesso siamo attorno ai 5 miliardi di spesa, per la gran parte spesa pubblica. Poi, si diceva che sarebbero stati i più sostenibili di tutti i tempi e, in un primo momento, sembrava così. Un esempio: sulla carta stava scritto che avrebbero ripristinato il vecchio impianto del bob utilizzato nei precedenti Giochi Olimpici. Però tutti lo sapevano che non sarebbe stato possibile, perché erano poco più che ruderi, per cui si è dovuto demolire il vecchio impianto, per arrivare a costruire il nuovo. Anche il CIO era contrario, ma alla fine hanno prevalso gli interessi delle lobby. Potrei parlare anche di ampliamenti esagerati di piste da sci, dei nuovi bacini per l'innevamento artificiale, o anche di alcune esagerazioni nella costruzione di strade e tangenziali, o del potenziamento del carosello sciistico dolomitico. Verranno infatti costruite nuove cabinovie che attraverseranno delle zone protette dalla Rete Natura 2000.
Cosa chiede la CIPRA per ridurre al minimo l'impatto di questi dei Giochi Olimpici?
Chiediamo che ci sia trasparenza. Poi nell'insieme, che i futuri giochi siano realmente sostenibili, non solo a parole. Occorre innanzitutto utilizzare l'impiantistica esistente e poi, magari, li distribuiamo non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Che quindi non siano più l'emblema dello sperpero, che non siano nemmeno il luogo dove ci sia del lusso; che ci sia una maggior sobrietà d'insieme nella gestione dei giochi e nello svolgimento dei giochi stessi. Un caso particolare è Cortina: sta diventando un luogo di lusso e solo per ricchi, anche a discapito della popolazione locale. Occorre anche lavorare in termini di ricadute, in modo da mantenere le comunità oltre che mantenere un ambiente il più integro possibile.
Quali misure ha adottato la CIPRA per influenzare il dibattito sui Giochi Olimpici?
Come CIPRA Italia, noi all'inizio abbiamo sempre cercato il dialogo, perché è nel mio e nel nostro stile quello del provare a confrontarci. Però poi abbiamo capito che era perfettamente inutile. Abbiamo partecipato ai tavoli della Fondazione Milano Cortina, ma ogni volta che si chiedeva informazioni, si ricevevano altre risposte. Quindi abbiamo deciso di uscire da questo tavolo. Intanto chiediamo che queste situazioni non si ripetano. La cosa più banale, più semplice, è che ci sia trasparenza nel comunicare i dati e nel discutere. Questo l'abbiamo chiesto anche successivamente insieme a Libera, una grande associazione italiana e insieme ad altre venti associazioni, abbiamo messo in piedi il progetto Open Olympic. Con esso abbiamo chiesto di costruire un portale dove venissero messi tutti i dati, tutti i progetti e dove ci fosse un quadro completo, in modo tale che un qualunque cittadino potesse accedere ai dati.
Come ultima domanda, infatti, pensiamo anche al futuro e ai prossimi Giochi Invernali che si svolgeranno nel 2030 in Francia. Cosa pensi che le ONG francesi debbano prendere in considerazione?
Intanto, far tesoro delle nostre esperienze e quindi incominciare a porre delle questioni per quanto riguarda la trasparenza e pretendere che ci sia un rispetto delle richieste fatte. Ovviamente chiedere che non si costruiscano nuove opere quando già ci sono, quindi, il riuso assoluto dell'esistente e una maggior sobrietà. Io voglio credere che la storia italiana prima di Torino 2006 e di adesso sia utile perché fin dall'inizio si pretendano alcune cose. Lo si deve fare al più presto possibile, perché poi in un attimo ci si ritrova a ridosso delle Olimpiadi ed è troppo tardi. A questo punto, the show must go on e bisogna far finta di niente.